Il Museo Egizio di Torino: storie di vita e di “vita dopo la morte”
Il Museo Egizio di Torino, fondato nel 1824, è un vero scrigno di meraviglie millenarie: secondo solo al Museo Egizio del Cairo per importanza, questo museo ospita la collezione più vasta ed eccezionale di reperti egizi al di fuori dell’Egitto.
Qui si possono esplorare reperti autentici, ammirare opere d’arte incredibili e conoscere la vita quotidiana, le credenze e le tradizioni di una delle civiltà più affascinanti della storia umana. Ogni passo che si compie all’interno di questo luogo è infatti un tuffo nel tempo, un’esperienza emozionante che lascia senza fiato. La ricchezza della cultura egizia si svela attraverso opere d’arte incredibili, affreschi splendenti e manufatti finemente dettagliati.
Le statue di faraoni potenti narrano antiche epopee di gloria e dominio, mentre le mummie custodiscono segreti millenari, suscitando domande sulla vita e sulla morte, sulla fede e sull’aldilà degli antichi egizi. I gioielli esposti brillano ancora di un passato glorioso, svelando il raffinato gusto e l’elevata abilità degli artigiani di quell’epoca lontana. Ogni oggetto esposto è come una finestra aperta sulla vita quotidiana del popolo egizio, sui suoi rituali, sulle sue credenze e sulla straordinaria maestria della loro arte.
Le opere esposte al Museo Egizio di Torino, restaurate e preservate con cura e amore, hanno il potere di trasportare in Egitto in una sua dimensione passata, dove l’arte si fondeva con la spiritualità e il sacro permeava la quotidianità.
La collezione, composta da oltre 30.000 oggetti, tra cui statue, mummie, papiri, gioielli e manufatti funerari, offre una panoramica completa della civiltà egizia lungo 4.000 anni di storia. Ogni oggetto, ogni dettaglio, ogni storia raccontata dai reperti, narra storie di vita e e di vita dopo la morte.
Il “Libro dei Morti” di Iuefankh al Museo Egizio di Torino
Una delle cose più interessanti e affascinanti è esposta nelle primissime sale del museo, che esprime già molto della cultura egizia e della loro credenza di vita dopo la morte: il “Libro dei Morti”, uno dei tesori più preziosi e significativi dell’antica cultura egizia.
Per gli antichi egizi, la morte non era vista come la fine, ma come un nuovo inizio. Credevano che dopo la morte, l’anima avrebbe intrapreso un viaggio per raggiungere l’aldilà e unirsi agli dei. Il “Libro dei Morti” era di fatto una guida fondamentale per aiutare il defunto e garantire la sua sicurezza e protezione.
Questo testo funerario era spesso scritto su papiro o su pergamena e veniva collocato nella tomba insieme al defunto, in modo che potesse utilizzarlo come una sorta di manuale durante il suo percorso. Il “Libro dei Morti” conteneva preghiere, formule magiche e incantesimi che dovevano essere recitati o conosciuti dall’anima defunta per superare le prove e i pericoli che avrebbe incontrato nel suo viaggio e per aiutarlo a raggiungere in sicurezza il regno dei morti.
Il culto dei morti e i sarcofagi del Museo Egizio di Torino
Come vi ho introdotto, il culto dei morti e i sarcofagi esposti al Museo Egizio di Torino offrono un affascinante viaggio nella concezione egizia della vita dopo la morte. La religione dell’antico Egitto era intrisa di una profonda spiritualità che si manifestava attraverso un elaborato sistema di credenze e pratiche funerarie. Esplorare questa dimensione della civiltà egizia all’interno delle numerose sale del Museo Egizio di Torino, è stato come disseppellire un tesoro. L’emozione è stata simile a quella di tanti archeologhi che, con passione e dedizione, scavano tra le sabbie del deserto alla ricerca di tracce del passato.
Il culto dei morti era una parte fondamentale della vita egizia, poiché credevano che solo attraverso una sepoltura adeguata e il corretto compimento dei riti funerari l’anima potesse raggiungere l’aldilà e godere di una vita eterna al fianco degli dei. Questa credenza influenzò profondamente la costruzione delle piramidi, delle tombe e dei templi funerari, dimostrando la sacralità della morte nella società egizia.
I sarcofagi, in particolare, veri custodi eterni delle mummie, rivestono un ruolo centrale nel culto dei morti. Questi sontuosi contenitori, riccamente decorati con simboli, dipinti raffiguranti divinità e iscrizioni sacre, erano destinati a proteggere il corpo del defunto nell’aldilà.
La collezione dei sarcofagi esposta al Museo Egizio di Torino testimonia il rispetto e l’importanza che gli antichi egizi attribuivano al loro rapporto con l’aldilà.
I sarcofagi e i Ushabti
Una delle curiosità scoperte all’interno del Museo Egizio di Torino che mi ha più affascinata, è il ruolo che svolgevano le statuette posizionate all’interno dei sarcofagi nell’antico Egitto.
Conosciute con il nome di “ushabti” o “shawabti”, avevano infatti uno scopo specifico legato alle credenze sulla vita dopo la morte. Gli antichi egizi credevano che dopo la morte, l’anima del defunto sarebbe stata sottoposta a una serie di compiti e lavori nel “Duat” (regno dei morti). Questi compiti erano simili a quelli svolti durante la vita terrena, ma erano legati alle necessità e alle richieste degli dei.
Le statuette ushabti erano create appositamente per aiutare il defunto a svolgere questi compiti nell’aldilà. Erano rappresentate come piccole figure umane o mummie, spesso con attrezzi agricoli o strumenti di lavoro nelle mani. Le statuette venivano poste all’interno del sarcofago o della tomba del defunto, pronte ad essere “risvegliate” per eseguire i compiti assegnati.
Nelle iscrizioni delle statuette ushabti venivano inclusi incantesimi e formule magiche che evocavano la loro animazione e li chiamavano a servire il defunto nell’aldilà. La formula più comune recitava: “O ushabti, se il defunto viene chiamato per fare qualsiasi lavoro nel Duat, dirà: ‘Eccomi qui'”.
In un certo senso, gli ushabti erano considerati una sorta di servi o aiutanti nell’aldilà, e riflettevano la concezione egizia della vita dopo la morte, dove la continuità del lavoro e delle attività era considerata essenziale anche nell’aldilà.
La cura con cui venivano realizzati gli ushabti testimonia la considerazione e il rispetto che il popolo egizio aveva nel garantire il benessere e la prosperità del defunto nell’aldilà.
Le sfingi al Museo Egizio di Torino: veri frammenti di storia
Nella nuova sezione del Museo Egizio di Torino, è stata aperta al pubblico la mostra “Frammenti di storia: Eliopoli si racconta”, dove sono stati esposti diversi reperti provenienti da Eliopoli, uno dei principali siti sacri dell’antichità, risalente a circa 5.500 anni fa, tra cui spiccano frammenti di tre piccole sfingi.
Le sfingi, simboli iconici dell’antico Egitto, sono rappresentazioni mitologiche con il corpo di un leone e il volto di un faraone o una divinità. Esse incarnavano il potere, la protezione e la sapienza dei sovrani, e spesso venivano poste ai cancelli dei templi o delle tombe per proteggerli e preservarne la sacralità. Le sfingi erano considerate guardiani spirituali e il loro aspetto maestoso e imponente evocava rispetto e ammirazione.
Ammirarle da vicino permette di percepire l’aura di potenza e sacralità che emanano, trasportando i visitatori indietro nel tempo, quando queste maestose figure dominavano gli ingressi dei santuari egizi.
“L’Egitto è un museo a cielo aperto.” Heinrich Heine
Una volta conclusa la visita al Museo Egizio di Torino si avverte di essere parte di qualcosa di più grande, una connessione profonda tra il passato e il presente. Qui, la storia dell’antico Egitto riprende vita, conservato attraverso i suoi reperti.
In questo magico contesto, si riscopre l’importanza di preservare e proteggere la nostra eredità culturale e a tramandare testimonianze per le generazioni future. Solo così diventeranno custodi preziosi della nostra identità e del mosaico della nostra storia umana.
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