ItinerDiary: visita della fornace Venini a Murano (Venezia)
Il vetro è un elemento magico perché non appartiene a nessuno, ma figura nella storia di tutti già dall’uomo primitivo. È infatti un elemento che si presenta naturalmente: si forma quando, a temperature estremamente elevate, la sabbia di quarzo si scioglie per poi raffreddarsi in una massa fusa. In natura, fulmini portano temperature elevate come questa, ma anche le eruzioni vulcaniche e gli impatti dei meteoriti.
Studiata la magia della trasformazione dall’uomo, successivamente la fabbricazione del vetro divenne una vera e propria tecnica, capace di incantare tutti. Si intuì, infatti, che quella massa incandescente estremamente malleabile si prestava bene ad essere modellata prima del raffreddamento, ma non solo: aggiungendo alla silice altre sostanze si poteva migliorarne la resistenza, e la si poteva arricchire con colori vivaci che rimanevano inalterati sino ad oggetto completato.
Nel passaggio tra lo stato liquido e quello solido, infatti, il vetro diventa morbido permettendo al vetraio di plasmarlo per creare opere uniche ed inimitabili. Sono giunti fino a noi straordinari e bellissimi oggetti di vetro realizzati da greci, egizi e romani e molte vetrate artistiche realizzate nel Medioevo. Ma fu dall’XI secolo in poi, quando Venezia divenne il centro della lavorazione del vetro nel mondo occidentale, che si raggiunsero livelli di maestria inimmaginabili.
Ecco perché l’arte del vetro dei maestri vetrai muranesi sono considerati patrimonio artistico e artigianale di notevole pregevolezza.
Perché Murano è sede dei più grandi maestri vetrai
Murano è conosciuta in particolare come l’isola del vetro soffiato: una tradizione tanto antica quanto attuale, che ha visto impegnate in questa affascinante lavorazione intere generazioni di vetrai. Ma perché è stata scelta come sede proprio l’isola Murano? Si dice che nel nel 1291, la Serenissima ordinò ai vetrai di trasferire le loro fonderie a Murano perché le vetrerie rappresentavano un pericolo di incendio a Venezia, i cui edifici erano per lo più in legno all’epoca. E così, qui i maestri furono liberi di sviluppare e raffinare diverse tecnologie come il vetro cristallino, il vetro smaltato (smalto), il vetro con fili d’oro (avventurina), il vetro multicolore (millefiori ), il vetro lattimo (lattimo) e le pietre preziose fatte di vetro.
Visita alla vetreria Venini a Murano (Venezia)
Tra questi maestri e tra le varie fornaci, la vetreria Venini è sicuramente la più grande e prestigiosa vetreria artistica veneziana e una delle più rinomate al mondo, in particolare per la produzione di vasi e lampade di piccola e grande scala. Questa realtà si è distinta in questo ambito grazie alla sua capacità di costante aggiornamento e alla sua apertura verso il mondo del progetto. Non per nulla la visione creativa del fondatore Paolo Venini, ha portato la vetreria a collaborare negli anni con grandi artisti, come Gio Ponti, Carlo Scarpa, Riccardo Licata, Fulvio Bianconi, per portare alla luce tutte le sfaccettature della vitalità racchiuse in questo magico materiale. E anche se Paolo Venini non ha visto fiorire la sua attività, questa ha avuto tempo di scaldarsi e mallearsi, come nella fase centrale della creazione di uno dei suoi vetri.
Ciò che ci rimane della sua visione non è solo una fornace che porta il suo nome, ma un vanto italiano che ha contribuito al rinnovamento e, soprattutto, alla riqualificazione di un’attività plurisecolare qual è quella vetraria. Venini Spa è ad oggi sinonimo non solo di vetro artistico, ma anche di qualità made in Italy.
Ho avuto occasione di visitare con un ristretto numero di fortunati la sua fornace. In molti hanno assistito a dimostrazioni, per non chiamarli spettacoli, dove da una sostanza incandescente ed amorfa venivano creati con maestria cavalli o altri animali spesso marini.
La mia amica Anna Toffanello, però, esperta di quest’arte di cui da anni ne è conduttrice televisiva, mi ha voluto mostrare un’altra realtà, meno turistica e più autentica, dove ogni creazione in vetro racchiude al suo interno un sapere antico, perfezionato nei secoli attraverso l’esperienza manuale dei maestri.
Tra le realizzazioni che mi hanno più stupita, la mia preferita è senz’altro quella del celebre Fazzoletto: il grande classico del 1948, realizzato nella Fornace di Venini a partire dalla creatività dell’artista Fulvio Bianconi. Dopo essere soffiato, i maestri vetrai lo plasmano con un particolare movimento, chiamato “a mano volante”, che sembra fermare il tempo in onde e il colore in un’emozione sempre diversa. Fazzoletto è prodotto in varie misure, di un colore solo o bicolore, dove il colore esterno è completamente diverso da quello che si trova all’interno.
Sul mercato esistono molte copie, ma gli originali sono riconoscibili a vista d’occhio. Fino al 1966 circa le opere di Venini riportavano una firma ad acido alla base. Successivamente la firma diventa a graffio, o a “punta di diamante”.
Vi lascio con qualche scatto di quella mattinata alla scoperta di questo materiale trasparente, ma che cela infiniti segreti.
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